lunedì, Dicembre 15, 2025

Livorno 2.0 come città d’arte? Perché no!

Condividi

Amare Livorno non significa necessariamente innamorarsene ciecamente. L’innamoramento è poco lucido, indulgente, incapace di distinguere luci e ombre. L’amore invece è più spietato, più consapevole, più radicato: accetta l’imperfezione come valore e la trasforma in punto di partenza.

È con questo amore maturo che oggi guardo Livorno, città che ho sempre vissuto e che ho portato con orgoglio fuori dai suoi confini, come bandiera di una “Livornesità positiva”. La nostra immagine è cresciuta negli anni, non siamo più soltanto il Mercatino Americano, il Vernacoliere, il “5 e 5” o il cacciucco. Siamo diventati accattivanti, anche belli, curiosi agli occhi di chi ci osserva da fuori. Il cinema ci ha dato visibilità. La nostra vera bellezza ha iniziato, pian piano a disvelarsi. Ma alla lunga rischiamo di adagiarci, di fermarci a una simpatia di superficie.

E non abbiamo ancora trovato un qualcosa che ci caratterizzi davvero, una nostra specificità. Citando Gaber, siamo ancora “un grido in cerca di una bocca”: ci manca una specialità che ci renda riconoscibili in Toscana, in Italia e nel mondo, come Lucca con i Comics, Siena con il Palio, Viareggio con il Carnevale o Firenze con gli Uffizi.

Abbiamo Modigliani e Mascagni: due figure che incarnano la tensione tra radici locali e vocazione universale. Modigliani, ribelle e malinconico, partì da Livorno per conquistare Parigi. Mascagni, lirico e passionale, diede voce alle emozioni popolari ma visse gran parte della sua carriera altrove. Entrambi ci raccontano che Livorno può essere molto più di una macchietta colorita: può diventare (anche) capitale di emozioni e arte. Il Mascagni Festival, nato nel 2020 e oggi proiettato verso collaborazioni internazionali, è un segnale importante. Così come lo fu la mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse” al Museo della Città, che nel 2019-2020 portò a Livorno un record di presenze.

Sono semi, che hanno dimostrato quanto la città possa attrarre, ma che non hanno ancora generato un vero salto di qualità ed una continuità.

Livorno non è solo porto industriale, non è solo il punto di partenza per Sardegna e Corsica, non è solo incredibili tramonti e informali aperitivi, non è solo fossi e trattorie. È architettura rinascimentale e neoclassica, è arte macchiaiola e contemporanea, è multiculturalità storica e presente. È una città che può e deve decidere di… essere.

“Livorno città d’arte”, “Livorno capitale della cultura”: perché no? È arrivato il momento di sbocciare, di scegliere i colori giusti per la nostra veste adulta, di pianificare con coraggio e visione strategica. Non basta più definirci per sottrazione, dire “non siamo solo questo o quello”. È tempo di affermare chi siamo davvero, con entusiasmo e partecipazione, con il contributo di tutti. Livorno 2.0 è la sfida di una città che vuole crescere, meritarsi la metamorfosi e diventare finalmente protagonista, non solo simpatica comparsa.

Francesco Belliti
Francesco Belliti
Francesco Belliti è laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Pisa. Lavora da oltre 25 anni in contesti multinazionali di vari settori industriali. Dopo una lunga esperienza nel settore delle Risorse Umane, oggi è dirigente nella Società Toscana Aeroporti Spa, ricoprendo il ruolo di legal procurement, responsabile gare e appalti. E’ inoltre RSPP in Toscana Aeroporti e Coordinatore del gruppo nazionale salute e sicurezza sul lavoro di Assaeroporti. Formatore e “coach” professionale, ama profondamente Livorno, le sue peculiarità ed il suo anticonformismo, cercando di contribuire - insieme a Livorno Futura - ad una sua ulteriore evoluzione culturale e valoriale con riflessioni e contaminazioni di pensiero trasversale.

Leggi altro