mercoledì, Dicembre 10, 2025

Dal ROI allo SROI – misurare l’impatto sociale nelle società a partecipazione pubblica

Condividi

di Lorenzo Riposati

Nell’ambito della gestione delle società a partecipazione pubblica, il dibattito su come valutare l’efficacia e l’efficienza dell’azione aziendale si sta evolvendo rapidamente. Fino a pochi anni fa, il principale indicatore utilizzato era il ROI (Return on Investment) un parametro puramente economico, utile a calcolare la redditività di un investimento rispetto al capitale impiegato. Tuttavia, nel contesto pubblico o misto pubblico-privato, dove gli obiettivi non sono solo finanziari ma anche (e soprattutto) sociali, il ROI non è più sufficiente.

Si fa dunque strada un nuovo paradigma valutativo: lo SROI – Social Return on Investment. Questo indicatore non si limita a quantificare i ritorni economici, ma misura anche il valore sociale, ambientale e relazionale generato da un investimento o da un’attività. Le società a partecipazione pubblica, che operano spesso in settori strategici come trasporti, servizi ambientali, sanità e cultura, hanno una responsabilità che va ben oltre il bilancio d’esercizio. Il passaggio dal ROI allo SROI diventa così una necessità per una rendicontazione completa e trasparente del valore creato per la collettività.

Il ROI è un indice economico che esprime il rapporto tra il guadagno ottenuto e il capitale investito. È uno strumento chiaro, sintetico e largamente diffuso in ambito aziendale, perché consente di valutare in modo immediato la convenienza di un’operazione o l’efficienza nella gestione delle risorse. Tuttavia, quando si applica questo strumento a realtà pubbliche o a partecipazione pubblica, emergono alcuni limiti evidenti. Il ROI misura ciò che può essere monetizzato – profitti, costi, ricavi – ma non tiene conto dei benefici che, pur non avendo un prezzo di mercato, sono fondamentali per la collettività: la riduzione delle disuguaglianze, la tutela ambientale, l’inclusione sociale, il benessere dei cittadini. In sostanza, il ROI risponde alla domanda “quanto abbiamo guadagnato?” ma non è in grado di rispondere a una domanda altrettanto importante: “che valore abbiamo creato per la società?”.

Lo SROI – Social Return on Investment nasce proprio per rispondere a questa esigenza. È una metodologia che valuta il valore complessivo generato da un’attività o un progetto, tenendo conto non solo degli aspetti economici, ma anche di quelli sociali, ambientali e culturali. L’obiettivo è attribuire un “valore” anche agli effetti intangibili, che spesso sfuggono ai bilanci tradizionali.

Il principio di base dello SROI è simile a quello del ROI: si tratta di un rapporto tra valore creato e risorse investite. Tuttavia, nel calcolo del valore generato si includono elementi come:

  • l’inclusione lavorativa di soggetti svantaggiati,
  • la riduzione delle emissioni inquinanti,
  • il miglioramento della qualità della vita di una comunità,
  • l’investimento in beni o servizi di utilità pubblica e non necessariamente connessi ad un ritorno economico a favore della società pubblica,
  • il rafforzamento del capitale sociale.

Ad esempio, una società di trasporto pubblico che investe in mezzi elettrici genera sì un risparmio sul carburante (valore economico), ma anche una riduzione dell’inquinamento, un miglioramento della salute pubblica e una maggiore qualità dell’aria (valore sociale e ambientale). Lo SROI consente di attribuire un valore monetario anche a questi effetti indiretti, rendendo più completa la valutazione dell’intervento.

Le società a partecipazione pubblica, in quanto soggetti che operano con risorse pubbliche e perseguono finalità di interesse generale, hanno una missione che va oltre la generazione di profitto. Il loro ruolo è spesso quello di garantire servizi essenziali e contribuire allo sviluppo sostenibile dei territori. È quindi fondamentale che rendicontino non solo quanto fanno, ma anche come e con quali ricadute.

In quest’ottica, lo SROI diventa uno strumento strategico:

  • per misurare l’efficacia delle politiche pubbliche,
  • per dimostrare trasparenza e accountability verso i cittadini,
  • per orientare le scelte future sulla base dell’impatto generato.

Inoltre, l’adozione dello SROI è coerente con i principi di buona amministrazione e con le linee guida europee sulla valutazione d’impatto delle politiche pubbliche, così come con i criteri ESG (Environmental, Social, Governance) oggi sempre più richiesti anche nel settore pubblico.

Integrare lo SROI nella gestione delle società partecipate significa anche investire in una nuova cultura della valutazione. Misurare l’impatto sociale non è semplice: richiede strumenti adeguati, raccolta dati, coinvolgimento degli stakeholder, analisi qualitative e quantitative. Ma i benefici di questo sforzo sono evidenti.

Una società che adotta lo SROI:

  • rafforza la fiducia dei cittadini, dimostrando che ogni euro speso genera valore,
  • favorisce il dialogo con il territorio e con le comunità di riferimento,
  • aumenta la propria legittimazione, specialmente in un’epoca in cui la spesa pubblica è sotto costante scrutinio,
  • prende decisioni più consapevoli, basate su evidenze e non solo su obiettivi di breve termine.

Il bilancio sociale, i report di sostenibilità e le valutazioni SROI diventano quindi strumenti fondamentali per comunicare ciò che spesso non si vede, ma che rappresenta la vera ragion d’essere delle società pubbliche.

Il passaggio dal ROI allo SROI non è una semplice evoluzione tecnica, ma un vero e proprio cambio di paradigma. Significa passare da una logica incentrata sul profitto a una visione sistemica, che considera la qualità della vita, l’ambiente, le relazioni sociali come parte integrante del “valore” generato.

Le società a partecipazione pubblica hanno l’opportunità – e la responsabilità – di guidare questa transizione. Non si tratta di rinunciare all’efficienza economica, ma di affiancarla a una misurazione concreta del bene comune. In un contesto in cui la sostenibilità è sempre più al centro dell’agenda politica e sociale, lo SROI rappresenta uno strumento essenziale per dare conto – in modo misurabile – del valore che si restituisce alla collettività.

Lorenzo Riposati
Lorenzo Riposati
Lorenzo Riposati è laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Pisa ed è abilitato alla professione di Dottore Commercialista, che esercita a Livorno dal 1993. È Revisore Legale ed è iscritto negli elenchi del MEF per la certificazione dei bilanci di sostenibilità. Ricopre incarichi come membro di Consigli di Amministrazione e di Collegi Sindacali in diverse società ed enti attivi a livello nazionale. Appassionato di cultura e storia di Livorno, contribuisce a Livorno Futura con articoli di approfondimento sul territorio e sulla sua evoluzione.

Leggi altro