mercoledì, Dicembre 10, 2025

Livorno non è Medellín

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di Furio Bassano

Leggendo l’articolo pubblicato su Il Tirreno il 16 novembre si incontra una bella intervista all’ex assessore alla Cultura Francesco Belais, oggi residente a Bogotá, dove insegna al liceo del Collegio Italiano “Leonardo da Vinci”. Belais, 59 anni, laureato in Lettere, giornalista, scrittore e dj, ha lasciato Livorno dopo essere risultato idoneo – ma non vincitore – a un concorso PNRR per l’insegnamento, scegliendo di intraprendere la strada della scuola all’estero invece di rientrare nel giornalismo. Dopo alcuni contatti con istituti del Sud America, ha ottenuto un contratto stabile in Colombia, dove vive da circa due mesi.

Nell’intervista racconta il suo impatto con Bogotá, descrivendone il clima umano caloroso e la necessità di adottare alcune cautele sulla sicurezza, non dissimili però, a suo dire, da quelle richieste in varie aree urbane europee o italiane. Durante un viaggio a Medellín è rimasto colpito in particolare dalla trasformazione della Comuna 13: un quartiere un tempo simbolo di degrado e violenza, oggi diventato una delle realtà più dinamiche della rigenerazione urbana latinoamericana.

Alcuni luoghi sono vittime di stereotipi o cliché del passato: Medellín è uno di questi. Nell’immaginario collettivo rimane ancora una città pericolosa, segnata dal cartello dei narcotrafficanti, ed è naturale che per molti sia rimasta così nella memoria. Probabilmente molte altre città, non solo in Colombia, continuano a vivere nella nostra mente legate a immagini che non corrispondono più alla realtà.

Prendendo spunto proprio da questo paragone tra Livorno e Medellín, il tema diventa più ampio e interessante: non si tratta di stabilire se due città così diverse siano o meno paragonabili, ma di capire cosa si può imparare da esperienze di rinascita riuscita. A Medellín, infatti, negli ultimi vent’anni si è investito su progetti di inclusione sociale, cultura diffusa, accessibilità urbana e partecipazione delle comunità locali. Le famigerate “periferie pericolose” sono state progressivamente trasformate in luoghi attraversabili, vissuti, raccontati, capaci di attrarre turismo culturale e nuove economie.

La Comuna 13, citata nell’intervista, è l’esempio più emblematico: là dove c’erano conflitti armati e narcotraffico, oggi ci sono murales, arte pubblica, microimprese di quartiere, guide locali, spazi per concerti e laboratori. Non è una favola, né un maquillage superficiale: è il risultato di un percorso lungo, complesso, fatto di politiche urbane, investimenti, ma anche di fiducia nelle energie dal basso.

Il parallelo con Medellín resta utile, ma va usato con realismo: Livorno, come altre città paragonabili, ha problemi concreti, documentati da dati. Ma proprio per questo, se si affrontano con consapevolezza e buona volontà, le sfide possono diventare occasioni, e le scelte adottate in altre città possono essere visioni cui ispirarsi. Per immaginare quartieri più vivi, spazi pubblici rigenerati, percorsi di rigenerazione urbana, cultura diffusa, opportunità per i giovani, fiducia nelle comunità.

Il confronto con Medellín, allora, non diventa un paradosso ma un invito a non accontentarci di una “normale” convivenza con i problemi; un invito a pensare in grande per Livorno, con progetti, partecipazione, creatività e soprattutto con la volontà di provare a trasformare pian piano problemi reali per farli diventare nel tempo risorse per la comunità. Come è avvenuto proprio a Medellín.

Furio Bassano
Furio Bassano
Dott. Furio Bassano (1966) è laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Pisa, con una tesi in Diritto Tributario. Dopo un'esperienza in uno studio di commercialisti, ha sviluppato l’intera carriera professionale nel settore del credito, ricoprendo ruoli quali titolare di agenzia e gestore corporate. È appassionato conoscitore e divulgatore della cultura cittadina.

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